“La pittura di Andrea Vizzini si presenta come un riassunto delle tematiche contemporanee: dall’informale alla nuova figurazione alla ricerca della tradizione classica. Si tratta di una pittura di “accumulo” in cui traspare il passato e si annuncia il presente / futuro, stigmatizzato come da appunti, da note di un diario disperato che riflette il nostro tentativo di sfuggire alla corrosione del tempo. Si tratta di un lavoro certamente interessante ove la riscoperta dei capolavori del passato e la loro nuova lettura mi lascia completamente esterrefatto; nelle sue tele, infatti, tutto è statico e la verità lascia il posto ad una metafisica che pur lasciando intatto il dato estetico, mummifica l’oggetto e lo data.”
Domenico Rea - 1984
“Andrea Vizzini è un pittore squisitamente letterario. Dicendo questo non voglio affatto sostenere che faccia parte della “pittura colta” cara a Maurizio Calvesi.
Quello che invece vorrei sottolineare è il meccanismo della struttura dell’immagine di Vizzini.
Un meccanismo di precisione che scaturisce dalle associazioni, sottolinea improvvise corrispondenze, rivela man mano la specifica densità di una atmosfera.
E’ in questo modo che i poeti costruiscono le loro metafore, facendole scaturire dalla massa delle parole.
Una lucida intuizione di uno scrittore mi ha aiutato a capire.
Alberto Moravia, scrivendo di Vizzini nel 1984, parla di sublimazione decorativa, in un periodo in cui l’artista proponeva le sue architetture metafisiche, misteriose “messe in scena” dell’esistere heideggeriano degli oggetti.
Pierre Restany - 1986
“...Una pittura intima, da studio (mi è difficile immaginare Vizzini che porti cavalletto e tela all'aperto, a dipingere en plein air), di luce filtrata, ammorbidita, che renda sicuro ogni oggetto.
Una pittura che si potrebbe anche dire, nei motivi cui s'ispira, da biblioteca: borghesianamente; una pittura che rivive, miticamente assumendola, la storia della pittura, in cui il talento dell'occhio e della mano, la capacità mimetica, si intridono di una specie di delirio, ma quieto, ma appagato a restituire, in sintesi mitiche appunto, la storia della pittura.”
Leonardo Sciascia - 1987
“Così Vizzini si muove entro i confini di una realtà trasfigurata e denaturalizzata, in una contaminazione tra presente e passato, dove l’immagine oggettiva è rivisitata secondo uno schema mentale di volta in volta elaborato per esprimere sensazioni e allusioni, in un continuo equilibrio tra l’oggettività dell’immagine e la soggettività dell’impianto cromatico che da quell’immagine è assunta a pretesto.”
Mario Penelope - 1989
“Nel caso di Vizzini quello che è ripetitivo è soltanto l’atteggiamento verso il proprio processo creativo, impostato su costanti che permettono di parlare di progetto dolcemente costruttivo, in cui l’uso di colori si danno come sintomi di tale posizione.”
Achille Bonito Oliva - 1990
“Esiste uno ‘spirito del luogo’ che esercita sugli artisti un’influenza non misurabile ma evidente? Nel caso di Andrea Vizzini sembrerebbe di sì: egli è nato in Sicilia, ancora intrisa nelle sue fibre di cultura greca, anche se vi ha vissuto solo sporadicamente e nei suoi dipinti assume da subito – si pensi alla Caduta degli Dei, del ’67 - quali numi tutelari, le “disiecta membra” [“disiecti membra poëtae”, Orazio, Satire] di un passato che gli appare mai passato, bensì vivo e operante.”
Angela Tecce - 2011
“Per quanto mi riguarda, non posso tacere un inevitabile sospetto, queste opere vogliono sdoganare la classicità dalla routine e dal luogo comune, e induce a riscoprire un gioco erotico voyeuristico come quando attraverso alcune fessure si intravede un nudo femminile in parte visibile, e in gran parte immaginabile.
L’artista approda a questa strategia di valorizzazione del senso nascosto, perché tutto il suo linguaggio artistico è sempre stato pervaso di un detto apparente che sottende una lettura tra le righe che rimanda più a un sapere che a un vedere.
Dicevo, ho l’inevitabile sospetto che Vizzini possa essere, con plausibile probabilità, l’ultimo metafisico.”
Uberto Eco - 2012
“Vizzini vive il suo mito attraverso l’immaginazione del classico che materializza nei suoi dipinti con immagini accattivanti: il mito è la sua arte, forse per questo si domanda “Che cosa c’è di più mistico dell’arte stessa?”.
“Il mito dell’arte, piuttosto che l’arte come necessità e come linguaggio capace di rappresentare il mondo”
(Enzo Di Martino, 1987).
Per Vizzini l’arte è l’unica realtà a disposizione del pittore.
Come De Chirico, ritenuto il padre degli artisti “anacronisti” o “citazionisti”, Vizzini interpreta l’idea del classico per scoprire nuovi linguaggi, rappresentando in chiave contemporanea l’enigma della bellezza, chissà che non voglia farci cogliere nella bellezza, come Dostoevskij, una possibile salvezza del mondo o come Sgarbi – la salvezza del mondo se il mondo salverà la bellezza.”
Ferdinado Creta - 2022
“Andrea Vizzini governa Mytos con maestria e tecnica sapiente, ri-testializza il passato sotto forma di fotogrammi che affiorano dall’inconscio e si fissano in modo subliminale nell’immaginario dell’osservatore facendone riemergere le radici culturali più profonde e vitali...
...Ha scrutato gli orizzonti impossibili di Maurits Cornelis Escher, nei “Luoghi dell’eternità” e ha raggiunto la fusione di presente e passato utilizzando il criterio contemporaneo dell’accostamento dei colori teorizzato da Paul Klee. Il suo racconto emotivo offre nuove chiavi di lettura per decifrare l’enigma della bellezza, suggerendo rotte inesplorate, per giungere all’agognata salvezza. Ha tanto desiderato il ritorno ad Atene ispirato dal Rinascimento, dal Romanticismo, dall’Arte Moderna...”
Giacomo Franzese - 2023